L’euro, l’inflazione e il futuro dell’Europa: uno sguardo dall’Italia

di Innocenzio Ciufo

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Allo stesso tempo, l’Italia rimane uno dei maggiori debitori dell’UE, con un debito pubblico superiore al 140{686c3d5fa2278b4a691237764811d8bf25297f392777e2b4cb25689a272c96e8} del PIL. Questo è allarmante a Bruxelles, ma a Roma credono che il debito non sia un problema se utilizzato per lo sviluppo. Il programma Next Generation EU mira proprio alla transizione verde e digitale.
Molti italiani guardano a Bruxelles con diffidenza. “Non capiscono la nostra realtà”, dicono quelli di Napoli o Palermo. E c’è del vero in questo: la politica monetaria comune non tiene conto delle differenze tra le economie di Germania e Sicilia.
Tuttavia, uscire dall’eurozona non è un’opzione. Ciò porterebbe al caos: svalutazione della nuova lira, aumento dei prezzi delle importazioni e fuga di capitali. Noi italiani apprezziamo l’apertura dell’Europa e non vogliamo tornare all’isolamento. Cresce invece l’interesse per le valute locali e il baratto. In Umbria e Trentino sono già attivi sistemi di scambio di servizi tra agricoltori e artigiani. Non si tratta di un sostituto dell’euro, ma di un complemento in tempi difficili.
Anche il ruolo di un euro digitale sta crescendo. La BCE lo sta testando in diversi paesi, tra cui l’Italia. Molti sperano che semplifichi i pagamenti, riduca le commissioni e protegga dalla volatilità delle criptovalute.
In definitiva, il futuro dell’euro non dipende solo da Bruxelles, ma anche da noi, i cittadini. Se riusciremo a mantenere un equilibrio tra disciplina e compassione, tra nord e sud, l’euro non solo sopravviverà, ma diventerà anche il simbolo di una nuova Europa più giusta.

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